Nel nostro post “Sistemi antincendio attivi e passivi: cosa sono e in cosa differiscono” abbiamo stabilito che la differenza fra i due è sostanziale. Essi, infatti, hanno modalità e tempi di attivazione nonché scopi molto diversi.
Nello specifico, la protezione passiva è sempre presente e lavora a prescindere dall’effettiva presenza delle fiamme, inoltre, non necessita dell’intervento dell’uomo o di un impianto per attivarsi. Il suo scopo primario è quello di evitare la propagazione delle fiamme e la conseguente diffusione dell’incendio.

Fra le soluzioni di protezione passiva, la compartimentazione riveste un ruolo fondamentale. Nata come misura di sicurezza in ambito navale, è stata poi applicata con successo anche in edilizia. Essa consiste essenzialmente nella suddivisione di uno spazio, all’interno di un edificio, in aree a rischio specifico, ermeticamente separate tramite partizioni stagne. Ciò crea una barriera fondamentale alla diffusione delle fiamme, che, altrimenti, sarebbero libere di propagarsi molto rapidamente in tutte le parti dello stabile.

Come realizzare una compartimentazione efficace

Per progettare un’idonea compartimentazione è bene, innanzitutto, far riferimento alle normative vigenti che contengono indicazioni su requisiti e procedure necessarie. Come in ogni contesto, però, non è sufficiente la mera applicazione della legge. É fondamentale conoscere approfonditamente l’edificio da proteggere dal punto di vista strutturale, funzionale e impiantistico. Una volta che si ha ben chiaro lo schema portante, infatti, si deve considerare la presenza di impianti meccanici ed elettrici attraverso i quali, se non opportunamente isolati, le fiamme potrebbero diffondersi da un compartimento all’altro.

Infine, è importante anche avere ben chiare le destinazioni d’uso all’interno dello stabile e i relativi livelli di rischio, in modo da isolare efficacemente le zone potenzialmente più pericolose. Questo significa che, in caso di incendio in una di queste zone, le fiamme possono essere confinate lì, contenendo non solo la propagazione del fuoco, ma anche quella del fumo e dei gas nocivi. Ciò consente alle persone di evacuare in sicurezza e agevola l’intervento dei soccorsi.

Resistenza al fuoco dei materiali da costruzione

Un aspetto imprescindibile per una adeguata compartimentazione è rappresentata dalle classificazioni di resistenza al fuoco degli elementi che compongono un edificio, siano essi portanti o meno. Tale classificazione è indicata dalla sigla REI per le componenti portanti ed EI per quelle di separazione. Tale sigla REI è un acronimo che indica gli aspetti fondamentali della resistenza al fuoco:

  • R: resistenza meccanica, cioè l’attitudine di un elemento strutturale, sottoposto agli effetti di un incendio, di continuare a svolgere la propria funzione portante per un determinato periodo di tempo;
  • E: tenuta ai fumi, ai vapori e ai gas caldi, intesa come la capacità di impedire la diffusione di tali elementi nocivi nei compartimenti attigui;
  • I: isolamento termico, caratteristica di un materiale grazie alla quale lo stesso impedisce il passaggio di calore.

Conoscere e applicare correttamente tale classificazione di resistenza al fuoco, scegliendo i materiali più idonei, dà luogo ad una suddivisione efficace, in grado di limitare la propagazione degli incendi e salvaguardare beni e persone. Ne consegue che la compartimentazione rappresenta una delle misure principali di prevenzione e gestione delle emergenze antincendio.

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