Gli estintori sono oggetti che tutti noi conosciamo bene. Ci capita di vederli di frequente, nelle aziende, negli uffici, nei locali pubblici. Stanno cominciando a diffondersi persino nelle abitazioni. Eppure, nonostante la familiarità che abbiamo con questi apparecchi, sappiamo davvero come funzionano e come usarli? Conosciamo tutte le diverse tipologie di estintori?

Tipologie di estintori

Genericamente si definiscono estintori i dispositivi manuali di spegnimento delle fiamme. La loro caratteristica principale sta nel fatto di poterli utilizzare per un intervento tempestivo e puntuale direttamente sul focolaio ed impedire in tal modo la propagazione del fuoco.

Di contro, tali dispositivi perdono efficacia con incendi in fase avanzata, perché la loro scarica ha durata e gittata contenute che poco possono fare quando le fiamme sono molto estese.

Una prima classificazione degli estintori si basa sulla loro dimensione e sul peso. Se il loro peso è contenuto entro i 20 kg, essi si definiscono portatili, mentre fra i 20 e i 150 kg si dicono carrellati. I primi sono stati pensati per essere trasportati e utilizzati da un solo addetto, per questo motivo devono essere leggeri e maneggevoli. I secondi, invece, molto più pesanti e dotati di ruote, sono stati concepiti per essere messi in funzione da due operatori, uno che si occupa del trasporto e l’altro che impugna la lancia e dirige il getto sulle fiamme.

La loro dimensione determina ovviamente la quantità di prodotto estinguente contenuto, di conseguenza gli estintori carrellati sono in grado di spegnere non solo focolai, ma anche piccoli incendi già sviluppati.

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Tipologie di sostanze estinguenti

Per tutte le tipologie di estintori, il funzionamento si basa sull’utilizzo di un agente estinguente che viene erogato ad alta pressione direttamente sulle fiamme.

La classificazione dei dispositivi si opera proprio in base alla sostanza estinguente:

  • estintori ad acqua;
  • estintori a schiuma;
  • estintori a polvere;
  • estintori ad anidride carbonica (CO2);
  • estintori a idrocarburi alogenati (Halon), vietati dal 2008 perché dannosi per l’ambiente.

Estintori idrici e a schiuma

Gli estintori ad acqua e quelli a schiuma, a causa della loro scarsa efficacia nella versione portatile, col tempo hanno smesso di essere adoperati. Di recente, però, per motivi legati alla tutela dell’ambiente, stanno tornando in uso.
Inoltre, grazie alla combinazione dell’acqua con moderni additivi, la loro efficacia è notevolmente aumentata e ha reso possibile nuove applicazioni. È il caso degli estintori per batterie al litio, che, utilizzando un agente estinguente a base d’acqua e additivi schiumogeni, provocano un abbassamento della temperatura e riescono a fermare la combustione di una batteria con potenza fino a 750 W/h e contenere le eventuali frequenti riaccensioni.

Estintori a polvere ed a CO2

Attualmente, fra tutte le tipologie di estintori, i più utilizzati sono quelli a polvere ed a CO2. Essi, infatti, sono molto versatili poiché sono efficaci su differenti tipi di fuoco, fra cui quelli sviluppati da apparecchiature sotto tensione.

La differenza fondamentale sta nel fatto che la polvere estinguente “sporca” in modo irrimediabile le superfici e le apparecchiature con cui viene a contatto ed è nociva se respirata, mentre la CO2, sebbene sia consigliabile solo per piccoli focolai, è un estinguente pulito. Essa agisce per soffocamento delle fiamme e quindi comporta la necessità di ventilare gli ambienti immediatamente dopo il suo utilizzo.

La scelta dell’estintore dipenderà dunque dal tipo di materiale combustibile presente e dalla classe di fuochi presunta.

Nel nostro prossimo post “Tipologie di estintori: conoscerle e saperle usare. Parte 2” troverete indicazioni su come dimensionare e posizionare i dispositivi di spegnimento, nonché su come utilizzarli in maniera efficace.

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