Lo scorso 16 marzo presso la Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo, Parma, è stata inaugurata la mostra “Bruno Munari. Tutto” che celebra uno dei più grandi geni creativi del Novecento. Definito da Pierre Restany “il Leonardo e il Peter Pan del design italiano“, l’artista è stato, infatti, uno dei più poliedrici protagonisti della scena artistica del XX secolo. I suoi contenuti spaziano fra differenti campi dell’espressione visiva, come pittura, scultura, cinematografia, disegno industriale e grafica, e non visiva, come scrittura, poesia e didattica.

Bruno Munari “l’inventore”

Nato a Milano nel 1907, cresce a Badia Polesine dove i genitori gestiscono un albergo. Nel 1926 torna a Milano per lavorare in alcuni studi professionali di grafica e qui  entra in contatto e si unisce al gruppo di artisti del secondo Futurismo con Severini, Marinetti, Prampolini e Aligi Sassu.

Molto presto, però, il suo lavoro si fa sempre più indipendente, concentrandosi sugli oggetti e sui loro meccanismi ed esprimendosi trasversalmente nei più disparati campi e attraverso i media più diversificati.
Fin dal 1929 lavora come grafico pubblicitario, e nel 1930 fonda lo studio grafico R+M con Riccardo Castagnedi. Crea intanto la Macchina Aerea e comincia il suo lavoro sulle Macchine Inutili. Queste sono composizioni aeree di elementi leggeri con gradi diversi di cinetismo e rappresentano la prima è più completa espressione della poetica di Munari.

A partire da queste prime sperimentazioni, Bruno Munari rende sempre più autonoma la sua posizione. Nel 1942, pubblica Le macchine di Munari presso Einaudi e diventa collaboratore della casa editrice torinese alle grafiche, un rapporto che continuerà per oltre 40 anni. A seguire diventerà il creativo grafico di molte testate fra cui Grazia, Il Tempo, Epoca e la rivista di architettura Domus di cui sarà direttore creativo tra 1943 e 1944.

Dopo la guerra, l’artista passa a forme di sperimentazione artistica sempre più legate ai mondi della materia e della macchina e successivamente della luce. Tali sperimentazioni lo portano, sempre in quegli anni, alla collaborazione con molti produttori di industrial design e alla realizzazione di opere plastiche come le Sculture da viaggio pieghevoli in cartone.
Negli anni della maturità lo spazio resta l’elemento centrale della sua opera, sebbene non abbandoni mai la ricerca sul tema del movimento, della luce e dello sviluppo della creatività e della fantasia nell’infanzia attraverso il gioco.

Il percorso espositivo

Nella mostra in corso alla Villa dei Capolavori, aperta fino al 30 giugno 2024, sono esposti i risultati di settant’anni di idee e di lavori in tutti campi della creatività, dall’arte al design, dalla grafica alla pedagogia. Il percorso non è suddiviso per ambiti o per cronologia, ma per attitudini e concetti. Questa scelta, originata dalla difficoltà di incasellare le espressioni linguistiche di Munari, mira, al contrario, ad evidenziare  i collegamenti e le relazioni progettuali tra opere apparentemente molto diverse fra loro.

Attraverso i lavori esposti, l’evento mira a descrivere il metodo progettuale di Munari che va definendosi negli anni anche attraverso i corsi nelle università americane e i laboratori per la prima infanzia, ancora oggi all’avanguardia nella didattica dell’età prescolare e della prima età scolare.

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