Con l’arrivo della primavera, riapre la stagione degli eventi alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo. A partire dal prossimo sabato, 12 marzo, fino al 2 luglio, la Villa dei Capolavori ospiterà Lucio Fontana in mostra.
La retrospettiva prende spunto dal rapporto tra l’artista e la storica dell’arte Carla Lonzi, autrice di un volume di interviste ad alcuni fra i più importanti esponenti del panorama artistico del ‘900. In questa raccolta, ognuno degli intervistati parla in prima persona, in modo colloquiale e senza filtri, esponendo le proprie riflessioni sulla ricerca artistica, sull’arte in generale, nonché sulla vita privata. Come dichiarato dall’autrice, si fa spazio un modo del tutto nuovo di intendere la relazione fra artista e critico: “Questo libro è nato dalla raccolta e dal montaggio di discorsi fatti con alcuni artisti. Ma i discorsi non sono nati come materiale di un libro: essi rispondono meno al bisogno di capire che al bisogno di intrattenersi con qualcuno in modo largamente comunicativo e umanamente soddisfacente. L’opera d’arte è stata da me sentita, a un certo punto, come una possibilità d’incontro, come un invito a partecipare rivolto dagli artisti direttamente a ciascuno di noi.

Lucio Fontana in mostra, il percorso espositivo

La mostra sembra percorrere una traccia segnata dalla conversazione fra Fontana e Lonzi, realizzando un percorso antologico dei lavori più significativi della ricerca fontaniana. L’esposizione si snoda attraverso circa cinquanta opere che vanno dalle prime sculture in gesso, marmo e ceramica fino ai più rivoluzionari lavori realizzati a partire dal 1940. Proprio verso la fine degli anni Quaranta, insieme ad altri artisti, redige il primo manifesto dello Spazialismo che proclama la necessità di produrre nuove forme di arte, usando mezzi e tecniche moderne.

lucio fontana in mostra

Nel 1949 Fontana traduce la sua ricerca spaziale nelle opere del ciclo dei “Buchi”, nelle quali lo spesso strato cromatico viene “scolpito” da fori eseguiti con un punteruolo. I buchi, composti a formare spirali, linee o semplici sequenze non rappresentano solo un elemento grafico, ma vere e proprie aperture verso uno spazio diverso da quello della tela. Questo concetto arriva alla piena espressione alla fine degli anni Cinquanta con la serie dei “Tagli”. Agli anni Sessanta appartengono nuove tipologie di lavori: i “Metalli”, pannelli di lamiera su cui l’artista interviene squarciandone e tagliandone la superficie e i “Teatrini”, in cui cornici di legno laccato sono sagomate e compongono varie forme.

Il percorso si chiude con alcune opere di giovani artisti, seguiti e promossi da Fontana, e una serie di fotografie scattate da Ugo Mulas al maestro, fra cui le immagini che documentano la genesi di una delle sue opere, dal primo “buco” al lavoro compiuto.

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