E’ ancora in corso l’iter di approvazione del DdL Concretezza, che, ottenuto il via libera dal Consiglio dei Ministri a ottobre, si trova ora al vaglio del Garante per la Privacy. Il nodo della questione riguarda l’utilizzo di controlli biometrici e videosorveglianza nella PA per contrastare il fenomeno dell’assenteismo.

Il parere del Garante per la Privacy

Il 6 febbraio scorso, nell’ambito di un’audizione presso le Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro, il Presidente dell’Autorità Garante, Antonello Soro, si è espresso sfavorevolmente circa la proposta di utilizzare il doppio controllo (impronte digitali e videosorveglianza) per la rilevazione presenze dei dipendenti pubblici. La misura, prevista all’art. 2 del DdL promosso dal Ministro Giulia Bongiorno, è ritenuta eccessiva, sulla base del principio di proporzionalità “che ammette limitazioni dei diritti fondamentali solo se siano necessarie e rispondano effettivamente a finalità di interesse generale riconosciute dall’Unione [Europea] o all’esigenza di proteggere i diritti e le libertà”. Il Presidente Soro ha aggiunto inoltre che “lo scrutinio di proporzionalità deve essere ancora più stringente rispetto ai dati ai quali si riconosce una tutela rafforzata in ragione dei rischi inevitabilmente connessi al loro trattamento”.

Sulla base di queste premesse “non può ritenersi in alcun modo conforme al canone di proporzionalità l’ipotizzata introduzione sistematica, generalizzata e indifferenziata per tutte le pubbliche amministrazioni, di sistemi di rilevazione biometrica delle presenze, in ragione dei vincoli posti dall’ordinamento europeo per l’invasività di tali forme di verifica e le implicazioni proprie della particolare natura del dato”.

Il Garante per la Privacy dunque non si pone in contrasto con l’utilizzo dei dati biometrici o dei sistemi di videosorveglianza, ma mette l’accento sul loro utilizzo generalizzato e suggerisce in tal senso due modifiche al testo del DdL che prevedano:

  1. l’alternatività del ricorso alla rilevazione biometrica e alle videoriprese”;
  2. l’ammissibilità della rilevazione biometrica in presenza di fattori di rischio specifici ovvero di particolari presupposti quali, ad esempio le dimensioni dell’ente, il numero dei dipendenti coinvolti, la ricorrenza di situazioni di criticità che potrebbero essere anche influenzate dal contesto ambientale.

Secondo Soro infatti il fenomeno dell’assenteismo, sulla base delle statistiche, non è così diffuso in Italia da giustificare misure tanto invasive come quelle previste dal Disegno di Legge.

La risposta del Ministro Bongiorno

La risposta del Ministro per la Pubblica Amministrazione non si è fatta attendere. Giulia Bongiorno, al contrario del Garante per la Privacy, ritiene infatti che l’assenteismo sia un fenomeno spesso ben radicato in molti uffici, ma nessuno ne parla ed è per questo che il dato reale circa la sua diffusione non emerge dalle statistiche. L’avvocato aggiunge inoltre che l’assenteismo è un reato di truffa aggravata e come tale va contrastato.

Il Ministro ha dunque risposto alle osservazioni del Presidente Soro affermando che il sistema che sarà adottato consentirà di trasformare l’impronta in caratteri alfanumerici e dunque l’impronta digitale non sarà trasferita integralmente all’amministrazione pubblica, ma una parte del dato del dipendente sarà coperta. La Bongiorno rimane salda sulla sua posizione: l’utilizzo di controlli biometrici e videosorveglianza nella PA è la modalità migliore per combattere i furbetti del cartellino.

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